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Oggi il fotografo tedesco Michael Wolf avrebbe compiuto 66 anni.
Nato a Monaco, Michael emigrò presto negli Stati Uniti. Figlio di Arne e Anna, due insegnanti d’arte, ha sempre definito la sua famiglia come progressista e politicamente attiva.
Prima di tornare in Germania per studiare con il fotografo Otto Steiner, frequenta l’università di Berkley in California. Laureatosi nel 1976 Michael si costruisce una carriera di successo come fotoreporter indipendente. Nel 1994 si trasferisce a Hong Kong, dove lavorerà per la rivista Stern.
Qui trova l’ambiente e gli stimoli giusti per affermarsi come artista. Probabilmente ispirato dalle soluzioni abitative estreme della città stato, si appassiona al tema dell’urbanizzazione su scala globale, che esplorerà con molti progetti nel corso della sua carriera: Architecture of Density, 100×100, The Box Men of Shinjuku Station e Transaprent City, riuniti, assieme ad altri progetti, nella retrospettiva Life in Cities del 2017.
Hong Kong rappresenta anche un punto d’osservazione privilegiato sulla Cina, che racconterà con Real Fake Art, The Real Toy Story e con la serie di ritratti Portraits Made in China
Quando la moglie Barbara accetta un incarico a Parigi, nel 2008, Michael si divide tra la capitale francese e Hong Kong. Ma la realtà urbana parigina non lo stimola quanto quella dell’ex colonia britannica. Parigi per lui è impenetrabile, congelata nel tempo.
Incapace di trovare un modo per fotografarla, tenta di esplorarla attraverso Google Street View e così scopre che le Google Car possono cogliere frammenti di vita urbana estremamente interessanti. Michael si inventa quella che potremmo definire meta street photography: comincia a fotografare lo schermo del suo pc ogni volta che si imbatte in una scena interessante. Nascono così numerose serie tra le quali A Series of Unfortunate Events (con la quale scandalizzerà il mondo della fotografia, ottenendo la menzione d’onore nella categoria Daily Life dell’edizione 2011 del World Press Photo), Paris, Manhattan e Interface.
Autore prolifico e instancabile, tra il 2009 ed il 2018 ha prodotto qualcosa come 17 libri fotografici, tra i quali spicca Tokyo Compression.
Michael muore improvvisamente il 24 Aprile del 2019.
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