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Cambogia e territori minati

Sarà che ho un debole per i topi, ma quando ho visto che oggi era un anniversario che riguardava la guerra in Cambogia non ho potuto fare a meno di pensare a “Hero rats“, il progetto fotografico (ancora in corso) di Simon Guillemin.

Il 16 aprile 1975 gli Khmer Rossi di Pol Pot presero Phnom Penh, proseguendo così nella guerra che causò distruzione in tutta la Cambogia e l’aviazione statunitense bombardò vaste zone del paese causando, a seconda delle stime, dai 30 000 ai 500 000 morti.

Tutt’ora il territorio è cosparso di mine antiuomo (si dice quattro milioni) e decine di migliaia di persone, a causa di questi ordigni, hanno perso gambe e braccia.

Oltre a causare incidenti tragici, le mine sono anche un ostacolo allo sviluppo della regione, ad esempio negando l’accesso a terre fertili altrimenti coltivabili, rendendo impossibile il turismo, o anche le semplici esigenze di base che necessitano lo spostamento di persone e veicoli.

Tutte le foto nell’articolo sono di Simon Guillemin

La soluzione perfetta

Le operazioni di bonifica richiedono tantissimo tempo, ma la onlus belga Apopo da più di 20 anni sta utilizzando con successo un metodo davvero geniale che accelera incredibilmente i tempi: i topi, o meglio dei bei ratti giganti originari della Tanzania.

Dove un uomo impiegherebbe giorni, un ratto ci mette soltanto pochi minuti.

Grazie alla loro leggerezza non solo non fanno scoppiare le mine, ma, ignorando i rottami metallici, riescono ad essere molto più veloci nel rilevare le mine antiuomo rispetto ai metal detector.

Con il loro eccezionale olfatto, infatti, riescono ad annusare i composti chimici che compongono l’esplosivo TNT contenuto all’interno delle mine antiuomo e in altri residuati bellici esplosivi.

Il progetto ha sede in Tanzania, dove questi speciali ratti vengono addestrati, ed è stato messo in atto in Cambogia, oltre ad Angola, Zimbabwe, Colombia, Mozambico, Vietnam, Laos e Thailandia.

I ratti vengono allevati in grandi gabbie, vivono con i loro addestratori e vengono anche lasciati giocare fuori dalle gabbie: la loro ricompensa per le loro straordinarie mansioni sono polpa di banana e noccioline.

Il fotografo Guillemin segue questa storia da tempo, documentando il lavoro dei ratti e anche le condizioni di chi, purtroppo, non ha potuto usufruire del loro aiuto.

Questi ratti tra l’altro sono utili non soltanto per lo sminamento. Il loro olfatto è così acuto che riesce a rilevare la presenza di tubercolosi all’interno di campioni di sangue al ritmo di 100 ogni 20 minuti contro i 4 giorni che impiegherebbe un tecnico eseguendo i test standard in laboratorio.

Tra l’altro ho scoperto che a questi fantastici ratti hanno dedicato anche la simpatica canzoncina del video qua sotto: se non sono eroi loro!

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Fotografo e videomaker

Fotografo e videomaker, dal 2012 è contributor per Getty Images per le foto di viaggio. Oltre a realizzare servizi foto e video, ha organizzato corsi di fotografia anche in collaborazione con università italiane.