FotoCose | la FotoCosa del giorno
Professione fotoreporter
Nell’immaginario collettivo la figura del fotoreporter è ormai ben definita da decenni. Anche romanzi e film sono pieni di personaggi con la macchina fotografica al collo, taccuino per prendere appunti, acuti osservatori, spesso al limite dell’avventuriero.
In effetti, come si legge anche nell’introduzione alla nostra rassegna di talk fotografiche Aperture, “La fotografia documentaria è una testimonianza preziosa per capire il nostro tempo. Fotografare ti porta sul campo, vicino ai protagonisti della storia che stai raccontando, ti obbliga a condividere con loro pezzi di vita, a creare relazioni umane, spesso profonde e significative“.
Grazie al suo linguaggio non mediato, infatti, la fotografia è diretta, alla portata di tutti, e non a caso è divenuta presto un pilastro fondamentale del giornalismo.
6 febbraio 1898 | Nasce Orio Vergani
Con la scusa di scrivere questa rubrica, ho così avuto modo di conoscere meglio Orio Vergani, considerato il primo fotoreporter italiano. Fu un giornalista più che prolifico, tanto che si calcola che la sua enorme produzione (che toccò praticamente tutti i generi) conti più di 20.000 articoli.
La sua carriera di giornalista iniziò a soli 26 anni, quando fu chiamato da Ugo Ojetti al Corriere della Sera, dove rimase come redattore per tutta la vita.
In verità definirlo solo fotoreporter sarebbe riduttivo, fu infatti scrittore, commediografo, critico d’arte, e per non farsi mancare niente fondò, tra le altre cose, l’Accademia Italiana della Cucina.
Fu inviato in Africa e con le foto da lui scattate durante la scrittura dei suoi servizi ebbe modo di pubblicare numerosi libri fotografici: 45° all’ombra. Dalla città del capo al lago Tanganica, Sotto i cieli d’Africa, Riva africana, La via nera. Viaggio in Etiopia da Massaua a Mogadiscio.
Iin queste foto, l’autore riesce a fissare con realismo la quotidianità delle tribù e dei popoli africani, dei quali prende a cuore le sorti e i problemi.
Tuttavia la sua fama è legata al giornalismo sportivo, soprattutto al ciclismo, avendo seguito ben 25 “Giri d’Italia” e altrettanti “Tour de France”. Celebre il suo epitaffio dedicato alla morte di Fausto Coppi nel 1960: “Il grande airone ha chiuso le ali“.
Solo tre mesi dopo aver scritto queste parole per il grande campione di ciclismo, Vergani morì prematuramente al tavolo di lavoro, all’alba del 6 aprile. Tuttavia, le parole adatte alla sua vita piena, le aveva già scritte tempo addietro: “Qui io Orio Vergani mi scriverei addosso l’epitaffio se la stele non fosse ahimè troppo corta“.
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