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Il 18 giugno del 1923 la Checker Cab mette in strada il suo primo taxi e, una cinquantina di anni dopo, Ryan Weideman decide di abbandonare Okland – dove è nato e cresciuto – per trasferirsi a New York, città che al tempo non era esattamente un luogo per scolarette in gita.
Ryan matura la sua decisione nel 1978, dopo aver visto Midnight Express (tradotto in italiano come Fuga di Mezzanotte), il film capolavoro che racconta la storia vera di Billy Hayes, un giovane americano che, arrenstato mentre tenta di contrabbandare hashish, viene rinchiuso in un carcere turco, dal quale evaderà solo molti anni dopo.
Ho pensato: se Billy è riuscito a sopravvivere a quell’esperienza, allora io ho buone probabilità di sopravvivere a New York.
Ryan Weideman
Così nel 1980 Ryan si trasferisce a Manhattan, nella zona che allora era soprannominata The Deuce (l’area che ospita Time Square), che al tempo era un coacervo di spacciatori, prostitute, biscazzieri e cinema porno.
Era il posto giusto per me
Ryan Weideman
Si rifugia in un appartamento di 18 metri quadri senza sapere come pagherà l’affito, fino a quando uno dei suoi nuovi vicini di casa, un tassista, lo carica sul suo Checker Cab per avere un po’ di compagnia durante il turno di notte. Per Ryan quella è un’epifania.
Pochi giorni dopo si fa assumere dalla compagnia dei taxi pretendendo di lavorare nella fascia oraria 17:00-5:00.
In breve tempo diventa l’incarnazione del perfetto tassista newyorkese: battutine sferzanti e piede pesante.
Coprì le prime tre lettere del cognome stampato sulla licenza, in modo che ciò che restava fosse leggibile come deman. L’assonanza con la parola demon gli permetteva di salutare ogni nuovo ciente con la solita freddura:
You’re riding with the Street Demon (più o meno traducibile in stai facendo una corsa col demone della strada)
Ryan Weideman
E Weideman il suo taxi lo guidava davvero come fosse un demonio. Sfrecciava come un pazzo per le ampie strade di Manhattan stando sempre sul bordo del sedile.
Amavo il brivido della velocità. Alcuni clienti invece erano spaventati e volevano scendere. Altre volte trovavo spiriti affini, come quel tizio che saltando giù dal taxi disse: Mio Dio, è stata un’esperienza religiosa!
Ryan Weideman
Ryan inizia a portare con se la sua macchina fotografica perché sente l’esigenza di conservare un ricordo, una testimonianza dei suoi clienti durante la corsa della loro vita. Quelle foto, nel 1993, diventano il libro: In My Taxi: New York After Hours.
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