FotoCose | la FotoCosa del giorno
Centoventisei anni fa nasceva André Kertész, fotografo ungherese per il quale Henri Cartier-Bresson ha speso queste parole:
Tutto quello che abbiamo fatto, Kertész l’ha fatto prima.
Henri Cartier-Bresson
Uno dei soggetti preferiti di Kertész è indubbiamente il lettore, ma non il lettore stereotipato che ti aspetteresti – un tipo colto, serio e compito, seduto in biblioteca o in uno studio – Kertész fotografa i lettori che non ti aspetti, nei luoghi che non ti aspetti.
Soggetti immobili, perché l’atto di leggere non comporta alcuna azione, se non il voltare pagina, ovviamente.
Ma l’apparente immobilità del lettore nasconde sempre un’attività mentale intensa, feroce.
Chissà che Kertész non sia stato affascinato dal loro essere lì ed ora, senza esseci veramente. Chissà che non abbia voluto cogliere la loro fuga ostinata e silenziosa in un altrove spazio-temporale.
Perché leggere è soprattutto questo, e ce lo suggeriscono le espressioni assorbite dei lettori di Kertész: le loro teste chine sulla carta, come a volercisi tuffate dentro.
Ma non fraintendetemi, questo non è un inno ai bei tempi che furono, trovo anzi che le immagini di Kertész – che nel 2009 furono raccolte nella mostra On Reading – siano state profetiche, nel senso che al loro tempo ritraevano un’eccezione che oggi è la norma: eserciti di lettori atipici e fuori contesto con i capi chini sul testo. Gente che si legge addosso.
Sì, perché nel mondo non abbiamo mai letto (e scritto) tanto come oggi (negli ultimi 65 anni il tasso di alfabetizzazione globale è salito del 4% ogni 5 anni), ma soprattutto abbiamo a disposizione una varietà di contenuti e contenitori impensabile solo qualche decennio fa (cosa che rende le statistiche sulla vendita di libri e quotidiani inadeguate alla comprensione del fenomeno), e abbiamo sempre in tasca uno strumento che può essere ciò che vogliamo: un quotidiano, un libro, un audiolibro, una finestra sempre a portata di mano su un mondo di parole.
Le nostre città sono popolate da una moltitudine di lettori atipici che non possono sollevare il libro per ostentare un Infinite Jest o, se preferite i classici, un Delitto e Castigo. Quello che si vedrà stando dall’altra parte, fuori dal loro altrove, sarà invariabilmente il retro di uno smartphone e, mentre fuggono col pensiero, a voi resterà sempre il dubbio che stiano cazzeggiando su Facebook. Ma siate ottimisti, la prossima volta che vedrete qualcuno con gli occhi puntati su uno schermo pensate a Kertész.
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