#LiberArtiCLAN | Sorry, Egon Schiele

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#LiberArtiCLAN | Parliamo di Censura

La censura, nell’arte e nella cultura, ci dice molto sulle società che l’hanno imposta, perché ci parla delle loro fobie.
E la paura, lo vediamo oggi più che mai, è l’inchiostro con cui si scrive la storia.

Ogni settimana vi raccontiamo una storia di censura, perché non dobbiamo dimenticare che le nostre libertà – in primis quella di espressione – sono tutt’altro che scontate.

L’arte di Egon Schiele ha suscitato polemiche da sempre, per il suo stile espressionista dal tratto forte e sensuale e per le figure distorte che esaltano la dimensione esistenziale dell’essere umano, diffondendo un messaggio di critica sociale contro la falsità borghese. Le sue opere mostrano persone disinibite che sembrano urlare le loro angosce e ostentano un erotismo senza moralismo e passione.

Un’arte considerata sconveniente e controversa. Nel 1912 infatti, Schiele fu incarcerato per oltraggio alla morale e accusato di aver sedotto giovanissime modelle. Durante il processo venne poi scagionato da ogni accusa, tranne quella di aver esibito opere oscene e pornografiche: un suo dipinto venne perfino bruciato in pubblico a scopo dimostrativo.

Un artista indubbiamente discusso e nessuno poteva pensare che sarebbe stato troppo audace per la nostra società libera, aperta e democratica.

Londra censura Schiele

Per il centenario della morte di Egon Schiele, la città di Vienna, nel 2018, decise di omaggiare il grande artista austriaco con una retrospettiva al Leopold Museum. L’ente del turismo viennese realizzò dei grandi manifesti della mostra per pubblicizzare l’evento nelle capitali europee. A Londra queste immagini suscitarono scandalo, l’azienda Transport for London, che gestisce la metropolitana, si rifiutò di esibire quei manifesti che ritraevano due celebri nudi (Nudo maschile seduto e Ragazza con calze arancioni) che mostravano in modo esplicito i genitali. La società londinese respinse anche una seconda versione delle stampe, in cui le parti intime erano state oscurate digitalmente.  

Successivamente da Vienna arrivò una terza versione modificata, che copriva le oscenità dei dipinti con la scritta: “Sorry, 100 years old but still daring today”, ovvero “Scusate, hanno cento anni ma sono ancora troppo audaci”.

Una risposta intelligente e originale, con un invito a visitare la mostra per poter godere della versione originale (See it all in Vienna!) e un hashtag #ToArtItsFreedom che riproponeva in chiave moderna lo slogan della corrente artistica del secessionismo viennese del 1897: “Ad ogni età la sua arte, ad ogni arte la sua libertà.  

Questa campagna pubblicitaria, secondo il direttore dell’ente del turismo Norbert Kettner, si poneva l’obiettivo di stimolare la discussione sul tema del nudo nell’arte e riflettere sulle capacità comunicative e di apertura mentale degli artisti: “Vogliamo mostrare alle persone quanto in anticipo sui tempi fossero questi grandi artisti attivi a Vienna più di un secolo fa. Oltre a questo, vogliamo incoraggiare il pubblico a notare quanto poco aperte e moderne siano rimaste le nostre società.” 

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