#LiberArtiCLAN | Scusaci Man Ray!

#LiberArtiCLAN | Parliamo di Censura

La censura, nell’arte e nella cultura, ci dice molto sulle società che l’hanno imposta, perché ci parla delle loro fobie.
E la paura, lo vediamo oggi più che mai, è l’inchiostro con cui si scrive la storia.

Ogni settimana vi raccontiamo una storia di censura, perché non dobbiamo dimenticare che le nostre libertà – in primis quella di espressione – sono tutt’altro che scontate.

Immagini artistiche, pornografiche e erotiche hanno trovato, nell’era di internet, larga diffusione nell’universo del web che sappiamo bene non essere libero da controlli. Più volte abbiamo affrontato la questione e ribadito che le grandi piattaforme social limitano la pubblicazione di immagini dal contenuto “sensibile”, prevedono la rimozione di rappresentazioni ritenute offensive e talvolta la chiusura di account, come nel caso di Instagram, Twitter e Facebook. La restrizione alla pubblicazione di foto ha sollevato nel tempo numerose critiche soprattutto riguardo i criteri stabiliti per ritenere una foto censurabile o meno.

La censura di Facebook ai nudi d’arte.

Ad incappare in questa distopia puritana sono le più svariate personalità: da Jerry Saltz, critico d’arte del New York Magazine – che si vede sospendere il suo account Facebook a seguito della pubblicazione di un dettaglio di un affresco di Pompei – passando per il museo parigino del Centre Pompidou – che ha visto rimuovere l’immagine di una donna nuda di Gerhard Richter – fino al museo Naturhistorisches di Vienna scagliatosi contro Facebook per il rifiuto ottenuto seguito della pubblicazione de la Venere di Willendorf, una delle più antiche e famose rappresentazioni della storia della forma femminile.

Dunque, in questo panorama dell’illecito, è ancora una volta l’arte a pagare lo scotto di tanta idiozia! Portavoce dello sviluppo creativo del genere umano, l’arte utilizza da sempre il corpo nudo, probabilmente il primo strumento di libertà e verità che possediamo, per raffigurarci, abbattere tabù e provocare.

Eppure, nonostante si vedano costantemente immagini di profili succinte, ogni giorno, nella home di questi social, Facebook blocca l’inserzione pubblicitaria con un dipinto di Schiele, nonostante le nudità fossero coperte, in occasione dell’uscita del film “Egon Schiele” sul maestro dell’espressionismo viennese (artista più volte censurato, vedi qui).

Il tuo post viola i nostri standard.

Dal momento che non rispetta le nostre normative in quanto contiene un’immagine che mostra eccessivamente il corpo o presenta contenuti allusivi, la tua inserzione è stata rimossa”.
Con questo messaggio automatico Facebook censura privati cittadini e operatori culturali che promuovono arte e cultura. Ed anche me. Pochi giorni fa, mi imbatto nella ricerca di alcune immagini in alta risoluzione delle opere di Man Ray, una delle figure più eclettiche ed eccentriche della storia dell’arte, con l’intento di pubblicarle sul mio profilo Facebook ed ecco il ben servito: “Il tuo post viola i nostri standard della community in materia di nudo o atti sessuali. Il tuo post non è visibile a nessun altro”.

La foto in questione Untitled, è una delle tante scattate da l’artista, figura chiave del dadaismo e del surrealismo americano, portavoce di un linguaggio libero e divertito. Fotografo, pittore e regista, Man Ray fu anche amante dell’universo femminile e proprio questo, attraverso i corpi nudi di amanti, colleghe e muse – tra i tanti si ricordano i nomi di Lee Miller, Berenice Abbott e Dora Maar – sceglie di catturare la sensualità del corpo attraverso le tecniche da lui più amate: rayografie, doppie esposizioni e solarizzazioni. Piuttosto risentita dall’impossibilità di pubblicare la foto scelta, ritento. Questa volta spetta a Lee Miller del 1930 ma, anche questo scatto pare urtare la sensibilità del famoso algoritmo matematico che segnalerebbe la presenza di contenuti offensivi.

Scopro poco dopo che il mio personale account è soggetto a restrizioni per 21 ore. Scelgo di indagare sulla policity aziendale in materia di nudo. Leggo tutte le linee guida, le clausole e anche la Faq. Ho capito cosa devo fare. Non ho capito perché.

Scusaci Man Ray!

Vedi tutti i post della campagna #LiberArtiCLAN e seguila su Instagram e Facebook:

  • #LiberArtiCLAN | Il falò delle vanità
    A cavallo tra il XV e il XVI secolo, allontanata la famiglia de Medici, a Firenze sorse la repubblica. Il frate Girolamo Savonarola, le cui prediche puntavano il dito verso la corruzione morale di società e istituzioni, diventò una figura centrale nel contesto culturale dell’epoca. Il progetto del domenicano ricorse a metodi di repressione della cultura come il falò delle vanità che richiama, senza ombra di dubbio, ad alcuni metodi di repressione tipici dei regimi del Novecento.
  • #LiberArtiCLAN | Ila e le Ninfe di Waterhouse
    Ila e le Ninfe di Waterhouse. Maschilismo preraffaellita o femminismo omofobo?
  • #LiberArtiCLAN | Censurata Costantinopoli
    Alla fine del 2016 viene contestata, censurata ed infine rimossa la monumentale opera Kostantiniyye (Costantinopoli) realizzata dall’artista curdo-turco Ahmet Gunestekin.
  • #LiberArtiCLAN | Entartete Kunst. Guerra dichiarata all’arte degenerata
    Nell’estate del 1937 si inaugura a Monaco di Baviera, presso l’Istituto di Archeologia dell’Hofgarten, Entartete Kunst (Arte degenerata) l’esposizione volta a distruggere il modernismo della vita artistica della Germania e tutta l’arte considerata immorale per il regime nazista.
  • #LiberArtiCLAN | La censura del Giudizio
    Il Concilio di Trento, convocato nel 1545, è stato luogo di elaborazione di una nuova ideologia della Chiesa cattolica ed ha avuto un ruolo potenzialmente distruttivo per la spontaneità delle produzioni artistiche.
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    All’inizio degli anni ’90 l’azienda italiana Benetton scelse Oliviero Toscani, fotografo abituato alle provocazioni, come responsabile della comunicazione aziendale. La sua forza creativa, tra molti scandali e censure, cambiò radicalmente l’immagine commerciale e numerose tecniche di comunicazione, segnando la storia della pubblicità italiana e contribuendo notevolmente a diffondere il marchio Benetton nel mondo.
  • #LiberArtiCLAN | Banalissimo Tuttomondo
    Censurare vuol dire esercitare un controllo sul contenuto di una manifestazione di pensiero. Quanto può sbilanciarsi allora l’opinione di un Assessore alla Cultura? Oggi parleremo dell’opinione di Buscemi riguardo il “banalissimo” murale di Keith Haring.
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    Il tema della censura è una roba seria, e anche noi di CLAN, nel nostro piccolo, abbiamo assaggiato in più di un’occasione il nero pennarello del censore. Oggi che … Continua