#LiberArtiCLAN | Parliamo di Censura
Nell’estate del 1937 si inaugura a Monaco di Baviera, presso l’Istituto di Archeologia dell’Hofgarten, Entartete Kunst (Arte degenerata) l’esposizione volta a distruggere il modernismo della vita artistica della Germania e tutta l’arte considerata immorale per il regime nazista. Si apre così uno dei capitoli più bui della storia dell’arte che, con perverso intento propagandistico, esalta la razza superiore, il culto per il corpo e la potenza militare; facendosi promotrice dell’ideologia della censura, diffama con slogan derisori i prodotti artistici d’avanguardia.
La furia iconoclasta del Nazismo
L’esposizione, resa possibile dal ministro della Propaganda Goebbels, viene curata da Adolf Ziegler, un pittore accademico già messo a capo della Camera del Reich per le Arti Visive – istituto nato per promuovere l’arte ritenuta conforme – ma incaricato, nel periodo della mostra, di confiscare dai musei tedeschi le opere che non si confanno ai principi del regime stesso.
Le linee guida per i sequestri sono chiaramente espresse in “Pulizia del tempio dell’arte” redatto da Wolfgang Willrich, pittore impiegato presso il Ministero della Cultura, che impone con aberranti ragionamenti un punto di vista chiaro e preciso per rintracciare, nella creazione artistica, un modo per definire la purezza della razza ariana sancendo così la nascita di un canone dell’arte degenerata!
Nello specifico, si sceglie di sequestrare tutte le opere tendenti all’astrazione o con figure ritenute irrealistiche. Si colpiscono le opere considerate lesive del comune pudore, o dell’onore della nazione. Vengono ritirate dai musei le opere di artisti ritenuti privi di abilità tecnica. Ancora, vengono passate in rassegna le riviste sulle quali scrivono i critici più aggiornati, in modo da ottenere facilmente liste di nomi di artisti da censurare. In generale, sono colpiti dai sequestri tutti gli artisti la cui sensibilità viene considerata lontana da quella del Reich e non vengono risparmiati neanche quelli che hanno aderito al NSDAP, il Partito Nazista.
Le opere messe al bando, per un totale di oltre 650 pezzi confiscati da trentadue musei di tutto il paese, sono quelle degli artisti del Die Brücke e del Blaue Reiter, degli espressionisti come Marc Chagall e Max Beckmann, dei precursori come Edvard Munch e James Ensor; gli artisti della Secessione Berlinese come Oskar Kokoschka e Max Liebermann, i Dada Raoul Hausmann e Kurt Schwitters e ovviamnete gli artisti della Bauhaus che, già nel 1924, erano stati considerati politicamente sovversivi. E ancora, i cubisti Pablo Picasso, Georges Braque e Fernand Léger nonché l’orfico Robert Delaunay. Seguono la stessa sorte i futuristi e i simbolisti fino agli autori più recenti ed aggiornati come Piet Mondrian e Giorgio De Chirico, Max Ernst e Natalia Goncharova. Molte delle loro opere sono esposte nella mostra del 1937 che comunque non risulta essere la prima in assoluto: l’esposizione di Monaco di Baviera è preceduta infatti da molte altre, più ridotte, a partire da quella del 1933 tenutasi nel Municipio di Dresda.
La campagna promozionale
Dipinti, sculture e disegni vengono visti da due milioni di persone nei quattro mesi di apertura della mostra nella sede di Monaco e da un altro milione durante il giro nelle città tedesche durato tre anni. Il materiale promozionale redatto per l’occasione è impudente: Tele torturate – Degrado mentale – Fantasie malate – Incompetenti malati di mente – Prodotti e produttori di un’arte premiata dalle cricche degli ebrei ed apprezzata dai letterati, comprata dallo Stato e dalle città sperperando milioni delle risorse nazionali mentre artisti del popolo tedesco morivano di fame. Ecco: come era quello Stato, tale era la sua arte. Venite a vedere! Giudicate voi stessi! Visitate la mostra Entartete Kunst. Ingresso libero. Vietato ai giovani.
Varcata la soglia d’ingresso alla mostra, un opuscolo guida il visitatore alla corretta interpretazione delle opere esposte che, avvicinate a disegni di dilettanti o di malati di mente, vengono etichettate come degenerati artefatti esempi di filologia. Affinché fosse inequivocabilmente chiaro il contenuto osceno delle opere, la mostra era stata vietata ai minori di diciotto anni.
Il catalogo ufficiale della mostra verrà invece pubblicato più tardi, a distanza di quattro mesi, in occasione della tappa che la mostra fa a Berlino. Il volume avvertiva che l’esposizione avrebbe potuto avere un effetto depressivo sui visitatori e che, per evitare traumi, erano state escluse le rappresentazioni con implicazioni sessuali, ritenute offensive per le donne. Celebre diventerà la sua copertina con la fotografia di un’opera di Otto Freundlich, Grande Testa (L’uomo nuovo), una scultura di tipo primitivista, ispirata alle grandi statue dell’Isola di Pasqua. Sull’immagine viene semplicemente apposto il titolo della mostra. Sia l’artista che la sua scultura sono destinati a fini tragiche: l’opera scompare nel 1941, mentre l’artista è deportato nel campo di concentramento di Majdanek, in Polonia, e assassinato nel giorno dell’arrivo.
In che modo dunque l’attacco nazista all’arte moderna ha contribuito a creare il contesto ideologico e propagandistico che ha reso possibile la Shoah? La risposta è forte e chiara: prima furono eliminati i più svariati prodotti artistici, musicali e letterari, poi gli uomini. Lo sterminio fu l’esito estremo, ma coerente, della politica messa in atto da Hitler e dal regime nazista a partire dal 1933 per estirpare dalla società tedesca tutte le istanze e le presenze, non solo ebraiche, ritenute indesiderate e nocive.
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